Platone

 La filosofia di Platone

Platone è uno dei filosofi più influenti della storia occidentale, e la sua filosofia copre una vasta gamma di temi e concetti che hanno plasmato il pensiero filosofico e culturale per secoli. Nato ad Atene nel 427 o 428 a.C., Platone fu allievo di Socrate e fondatore dell'Accademia, la prima istituzione di istruzione superiore nell'antica Grecia. La sua opera scritta principale è costituita dai dialoghi, in cui Socrate è il personaggio principale e attraverso i quali Platone esprime le sue idee filosofiche.

Una delle caratteristiche distintive della filosofia di Platone è la teoria delle Idee o Forme, secondo la quale il mondo sensibile è solo un'ombra o un riflesso imperfetto del mondo delle Idee, che sono entità eterne, immutabili e perfette. Le Idee rappresentano i veri archetipi di tutte le cose, e l'obiettivo della filosofia platonica è quello di raggiungere la conoscenza di queste Idee attraverso la dialettica e la contemplazione intellettuale.

La teoria delle Idee è strettamente legata alla concezione platonica dell'anima e della conoscenza. Platone credeva che l'anima fosse divisa in tre parti: razionale, spirituale ed appetitiva, e che la sua missione fosse quella di raggiungere la conoscenza delle Idee attraverso la razionalità e l'amore per il sapere. L'ascesa dell'anima verso la conoscenza più elevata è descritta nella metafora della caverna, in cui gli individui sono prigionieri di illusioni e falsità finché non si liberano e non emergono alla luce della verità.

La filosofia politica di Platone è espressa principalmente ne "La Repubblica", in cui descrive il suo modello ideale di Stato guidato da filosofi-re e organizzato in base ai principi della giustizia e della divisione del lavoro. Platone credeva che solo attraverso la giustizia e la virtù sarebbe stato possibile raggiungere l'armonia e la felicità nella società.

In conclusione, la filosofia di Platone è caratterizzata da una profonda ricerca della verità e della conoscenza, dalla valorizzazione della virtù e della giustizia, e dalla convinzione che la filosofia debba guidare la vita dell'individuo e della società verso la realizzazione del Bene e della perfezione. Le sue idee hanno avuto un impatto duraturo sulla filosofia occidentale e continuano a ispirare il pensiero contemporaneo.

La gnoseologia platonica è caratterizzata dal parallelismo tra i gradi dell'essere e del conoscere.
 
La conoscenza come reminiscenza
Per Platone la conoscenza è l'accesso al mondo intellegibile, che fa pervenire alla conoscenza delle idee eterne e immutabili, perciò egli riprende la dottrina della reincarnazione delle anime, per la quale, prima della nostra nascita, le anime contemplavano le idee nell'iperuranio ed erano poi costrette a incarnarsi in un corpo. Per questo l'anima conosce le idee, che devono essere fatte ricordare dall'esperienza sensibile. Quindi la conoscenza non è altro che la reminiscenza o l'anamnesi dell'anima, cioè il ricordo da parte dell'anima delle idee contemplate nell'iperuranio, essendo essa fatta della stessa sostanza delle cose.

La corrispondenza tra dualismo ontologico e dualismo gnoseologico
L'anamnesi permette quindi di arrivare alla conoscenza, i cui gradi sono in un rapporto di corrispondenza con quelli dell'essere. Entrano in scena il dualismo gnoseologico, quello dell'essere intellegibile e sensibile, e quello ontologico, quello del mondo perfetto ed eterno delle idee, che fornisce una conoscenza universale e stabile.


Per questo ragionamento Platone ha un pensiero simile a quello di Parmenide, che considera l'essere eterno, imperituro e fonte di conoscenza stabile e immutabile. Quindi il mondo sensibile del divenire non è l'essere e il nulla assoluto è inconoscibile.





I gradi del conoscere
Il conoscere ha 4 gradi della realtà.

La conoscenza sensibile è accessibile alle persone comuni in quanto essa rispecchia il mondo sensibile, mutevole e perituro tramite due livelli: la congettura o l'immaginazione e la credenza, la percezione chiara e attendibile delle cose.
La conoscenza razionale è invece accessibile solo ed esclusivamente ai matematici, in quanto essa rispecchia il mondo dell'iperuranio, perfetto, immutabile e imperituro  attraverso due livelli: la ragione scientifica o discorsiva e l'intelligenza filosofica, raggiungibile tramite la dialettica che fa superare le sensazioni e gli elementi sensibili.

La dialettica
Platone considera la dialettica "regina delle scienze" e "tecnica propria della filosofia" perché ha lo scopo di ricostruire la trama per contemplare e comprendere l'articolazione del mondo.
Tutto questo in due modi:
1. con domande e risposte per giungere a stabilire quale sia l'essenza delle cose senza presentare immagini ma indagando il concetto
2. conoscere l'essenza della realtà attraverso la definizione di un concetto per differenziare le idee connetterle, se possibile, tra di loro.
Il procedimento dicotomico
La dialettica è caratterizzata dalla sintesi e dall'analisi, nel "Sofista" questi due concetti vengono chiariti dal processo dicotomico utilizzato dalla dialettica per identificare e differenziare le idee, che permette lo sviluppo di un ragionamento attraverso le divisioni di un concetto, individuando così il posto che ciascuna idea occupa nella struttura gerarchica della dimensione intellegibile continuando la ricerca della verità.


 La dottrina etica di Platone si basa sulla morale dai valori interiori e della conoscenza per giungere all'idea del Bene.

La cura dell'anima come obiettivo primario dell'essere umano
Nella visione etica di Platone comprendeva l'esigenza di rinascita spirituale dell'uomo per un rinnovamento della vita politica, con il raggiungimento dell'iperuranio, in cui l'idea del Bene è contemplabile attraverso la conoscenza, tramite la quale si trasferisce la perfezione del Bene nella vita e nella comunità.
Il legame inscindibile tra uomo e mondo soprasensibile è dettato dall'anima e dall'amore, che caratterizzano il percorso tra terreno e ultraterreno.
Nel "Gorgia" il filosofo ritiene che la vita è degna di essere vissuta se improntata al bene e alla virtù, la cura dell'anima.


L'anima e la sua natura
L'anima è per Platone la vita interiore che si cura con la ricerca filosofica. L'anima ha una natura semplice, immortale e incorporea, cosa accertata nel "Fedone" con la reminiscenza e quindi la reincarnazione dell'anima. Quest'ultima e le idee devono avere una loro affine natura.
Il destino ultraterreno dell'anima
Platone utilizza il racconto mitologico per raccontare il destino ultraterreno dell'anima: se l'anima in vita si è macchiata di impurità e colpe vagherà nell'Ade da sola incerta fino al Tartaro, a differenza di un'anima pura, temperata e saggia che sarà destinata all'etere. Ciò significa che ognuno è responsabile delle propria sorte, che sarà positiva se in vita ci si è dedicati alla filosofia, unica disciplina che può salvare l'uomo con la verità e il Bene, che portano a una vita saggia e felice  per la vita ultraterrena.

La struttura dell'anima
L'anima è tripartita tra:
1. l'anima razionale, tipica degli uomini saggi;
2. l'anima irascibile,  caratteristica dei guerrieri, guidata dal coraggio e dall'eroismo, a cui gli uomini vengono indirizzati dalla vittoria e dalla gloria, che però sono docili davanti alla ragione;
3. l'anima concupiscibile, tipica degli uomini comuni, guidati dagli istinti, che li rendono passionali e ribelli ma che non li rende capaci di sottomettersi alla ragione.
Il mito del carro alato
Platone utilizza il mito del carro alato, nel quale c'è un auriga, ovvero l'uomo, trainata da due cavalli, uno bianco, l'anima irascibile e il coraggio che sono la giusta via, e uno nero, l'anima concupiscibile e gli istinti. 
Platone vede l'uomo in conflitto tra pulsioni e i desideri contrapposti, quindi non nega le forze passionali, che però possono essere dominate dalla ragione per farci tornare nella giusta direzione.


L'amore come ponte tra mondo sensibile e mondo intellegibile
L'uomo per il filosofo non è capace di unire il mondo sensibile a quello intellegibile, ma ne è capace quando l'amore, una forza che eleva l'anima dall'esperienza sensibile alla Bellezza ideale ed eterna, interviene. Prendendo ispirazione da Lisia, il principe dell'oratoria antica, Platone propone il tema dell'amore con profondità e verità sconosciute.

L'itinerario dell'anima sospinta dall'amore
L'amore è una pazzia, una pazzie che non rappresenta sempre il male, anzi permette all'anima di percorrere tutte le tappe per riconquistare il mondo intellegibile.
La prima tappa di questo viaggio è la bellezza sensibile dell'iperuranio, causando effetti e sensazioni fisiche, facendo dimenticare tutto all'uomo. A questo punto l'Eros spinge l'anima umana ad andare oltre il mondo fisico, facendo quindi da forza mediatrice con una profonda connotazione morale per la saggezza.

La descrizione della natura di Eros nel Simposio
L'Eros o l'amore ha per Platone origine dagli androgini, esseri di 3o genere con due genitali diversi, che vennero indeboliti dagli dei perché non facevano più sacrifici, quindi da allora una metà desidera l'altra per ricomporre l'unità originaria.
Per questo amare significa desiderare ciò di cui si sente la mancanza, le cose belle e buone.
Eros è un demone figlio di Poros e Penia, quindi ha un'identità duplice e contradditoria e una natura tra ricchezza e povertà, sapienza e ignoranza e dei e uomini.
Per questo la filosofia è logos e eros, dato che l'amore garantisce l'apertura dell'anima a un'altra, permettendo così di trascendere la condizione umana e esprimendo nostalgia e tensione verso l'assoluto.


La virtù e i valori
L'amore fa superare limiti esistenziali e conoscitivi e ha origine dall'aspirazione alla bellezza, al Bene e alla verità, virtù che consentono la conoscenza se applicate con l'aiuto di una dottrina articolata e complessa.
La parte razionale dell'anima controlla l'anima irascibile e concupiscibile, creando così uno sbocco nell'equilibrio, l'agire virtuoso  e il modo abituale per comportarsi bene.
Platone identifica 4 virtù fondamentali:
1. saggezza, che ragiona e domina gli istinti;
2. coraggio, la capacità di lottare;
3. temperanza, il contenimento dei piaceri e dei desideri;
4. giustizia, raggiunta quando ogni parte dell'anima svolge il suo compito dando vita all'armonia.
La virtù ideale sta nell'equilibrio tra le componenti dell'anima individuale, la quale ha come primo obiettivo la conoscenza.
Nell'uomo è presente una morale che mette al primo posto la conoscenza e la virtù, quindi l'ideale sarebbe essere uomini virtuosi, quindi i filosofi che si "preparano alla morte" con la filosofia.  


 La concezione politica è per Platone il cardine intorno a cui ruota la sua filosofia che mette le basi per un modello di Stato ideale.


La Repubblica

La Repubblica è un dialogo di 10 libri composto tra il 380 e il 370 a.C., in cui Platone dichiara che la vita ordinata dallo Stato è lo specchio dell'uomo e della sua anima, quindi è impossibile immaginare l'uomo come un individuo slegato dalla comunità di appartenenza, in cui è membro della propria città e di conseguenza realizzato.

In questa opera Platone espone un modello di Stato utopico, in cui vigono l'armonia, le virtù e la felicità, che deve essere un punto di riferimento per i cittadini e i politici e di confronto.


Il modello di Stato ideale

Nel modello di Stato platonico ci sono tre classi:

1. la classe dei governanti, caratterizzata dalla saggezza, virtù dell'anima razionale;

2. la classe dei guerrieri, guidati dal coraggio, virtù appartenente all'anima irascibile;

3. la classe dei lavoratori, caratterizzata dalla temperanza, virtù dell'anima concupiscibile e virtù civica di eccellenza necessaria per arrivare a accordi e non far cadere lo Stato.

LA giustizia sta nel saper adempiere bene il proprio compito di cittadini, quindi le cariche devono essere ricoperte da chi di dovere capace e adatto a svolgerle.


L'aristocrazia della ragione

Per Platone al governo ci dovevano essere un regime aristocratico guidato dai migliori per natura per guidare gli altri uomini, ritenendo la democrazia degenerativa in uno Stato,in cui dovrebbe avere il potere chi è consapevole del valore assoluto della conoscenza e della dedizione al bene comune, un'aristocrazia dello spirito e della ragione: i filosofi.


I regimi corrotti

Per il filosofo ateniese ci sono 4 regimi politici, che mette in ordine crescente di degenerazione:

1. la timocrazia, un potere basato sull'onore di chi è al governo;

2. l'oligarchia, cioè il potere basato sul censo e che crea ingiustizie che rendono il governo profondamente precario perché giustizia e valori assenti;

3. la democrazia, in cui i poveri prevalgono sui ricchi dando così vita alla presenza costante dell'individualismo, dell'anarchia e di una sfrenata libertà, che rendono l'anima dell'uomo democratico volubile e non equilibrata;

4. la tirannia, in cui il tiranno si libera delle persone sagge e intelligenti alleandosi con gli uomini peggiori e abbandonandosi alle passioni più disordinate e a orrendi misfatti, risultando malvagio e disonesto, quindi infelice.

                                                 





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